A Lampedusa la sveglia al mattino è alle cinque e trenta, l’imbarco è in solitaria a 12 miglia dalla costa per pescare a bolentino qualche buon dentice «un po’ da mangiare e un po’ da regalare». Il pranzo è alle 14, e alle 15.30 il bagno in mare. Qualche ora per riposare e alle 18 si va a pesca di calamari al tramonto. È questa (in parte) la nuova vita di Roberto da Crema, detto Baffo, il televenditore più famoso d’Italia (dalla voce asmatica) che quest’anno festeggia quarant’anni di carriera, sotto il sole dell’isola siciliana dove passa almeno dieci giorni al mese, tutto l’anno, alternando il soggiorno con la sua casa a San Donato Milanese dove in zona gestisce i magazzini Pubblistore BaffoItalia.
Insomma, è anche un pescatore?
Sì, sono un pescatore, sono arrivato qua a Lampedusa otto anni fa. Ho sempre pescato nei fiumi, ma il mare è un’altra cosa.
E poi il pesce lo cucina?
Lo regalo anche agli amici, oggi l’ho mangiato con Anastasia e Marco, qui a casa mia, e poi lo regalo anche a un amico che ha un ristorante a San Donato Milanese, si chiama l’Osterietta.
Il suo ristorante del cuore?
Ci vado una volta a settimana. Ha un ottimo rapporto qualità-prezzo e servizio ottimo. Non è nouvelle cuisine, però… Non è Da Vittorio a Brusaporto, per intenderci.
E ci è mai stato Da Vittorio?
Certo. Il signor Vittorio, che ora non c’è più, l’ho conosciuto quarant’anni fa quando il ristorante era sul viale principale di Bergamo. E mi ricordo la volta che sono entrato, c’era un tavolo con Facchinetti dei Pooh, con Ornella Muti. Era il primo anno che vendevo in tv, orologi per la precisione. Lui si avvicinò e mi disse in bergamasco: «Lo vedete questo qua? È uno di cui sentirete tanto parlare», si mise tavolo con me e di lì siamo diventati amici. Tant’è che, quando vado a Brusaporto, una volta al mese, la signora mi fa parcheggiare la macchina, non giù ai parcheggi, davanti all’ingresso.
Qual è il suo piatto preferito di Da Vittorio?
Beh, i paccheri al pomodoro serviti in padella. Buonissimi. E poi, devo dirle che sono un tenerone: io godo con quei dolci con le luci, fanno una scena incredibile e se non sto attento mangio anche le lampadine!
Ha venduto innumerevoli elettrodomestici e utensili da cucina: JollyChef, il Cuocitutto, forni pizza e spesso si rivolgeva alle donne con la frase: “Amiche donne in cucina”. All’epoca era concesso, ora non sarebbe corretto.
Sì, è un’espressione sbagliata. Non funzionerebbe più, sarebbe diverso: “Amici a casa che siete cuochi a vostro modo”. All’epoca il target si identificava con la signora con il foulard con grembiule a fiori.
E oggi la televendita come sarebbe stata?
Oggi è diverso, sarebbe stata una vendita fatta in altro modo, perché oggi cucina anche l’uomo: per dire, a pranzo oggi a casa mia ha cucinato un uomo, non la ragazza. Anche se non mi rispecchio in queste cose, posso dirle: alcune volte sono più bravi gli uomini delle donne in cucina.
Addirittura?
Secondo me sì. Sono arrivati dopo in cucina però per assurdo sono più attenti, non è una regola mondiale, però mi sembrano più pignoli, più critici, più cocciuti, lo vedo nei dosaggi, nel modo meticoloso di posizionare i piatti. Forse per far vedere alle donne che in quel caso riescono a fare qualcosa di meglio, mi risulta che i migliori cuochi siano uomini o sbaglio?
No, esistono molte donne chef, ma vengono sottovalutate.
Questo non va bene. Forse si dà più risalto all’uomo che alla donna in cucina in tanti programmi televisivi di cucina, come Masterchef, e questa comunicazione sbagliata per un ignorante come me, confonde.
In che senso?
Diversi uomini diventano star, non ho visto mai una donna diventarlo, sebbene abbiano le stesse qualità. Vedo troppi cuochi affermati rispetto alle donne e non mi sembra giusto. La regina in cucina, per me, resta la donna.
Tornando alle televendite: ha venduto tanti elettrodomestici e utensili da cucina. Ci racconta un episodio esemplare che ricorda?
C’era uno spot che conducevo, “La banda dei 6”, si chiamava così perché vendevo 5 elettrodomestici della Philips come tritacarne, bistecchiera, tostapane, sbattitore, insomma, arrivato a 5 elettrodomestici ne davo uno in regalo, il coltello elettrico per il pane, aveva un indice di mercato pari a zero questo prodotto, non se lo filava nessuno. Esasperavo l’utilità, con l’omaggio la gente subiva l’acquisto e dicevo: «Sono 5 ma diventeranno “La banda dei 6” se chiami subito, avrai il coltello elettrico in omaggio».
E com’è finita?
Ho venduto 30mila lotti e mi servivano 30mila coltelli elettrici, nessuno ci credeva, nemmeno la Philips. Purtroppo l’azienda ne aveva prodotti solo 15mila, e io ne avevo piazzati il doppio. E mi sono scusato con i clienti.
E lei aveva a casa questi prodotti?
Di ogni prodotto ho tenuto un esemplare a casa.
Le televendite funzionano ancora in tv oggi?
Non come prima, adesso ci sono mille canali televisivi, all’epoca c’era solo Rete A, la rete nazionale per le televendite per eccellenze, andavamo in onda io, Wanna Marchi, Guido Angeli, pochi venditori su una tv nazionale, si facevano numeri incredibili.
E chi comprava?
Tutti.
Anche i vip?
A Berlusconi ho venduto gli orologi, Loredana Bertè comprava le pentole, Ezio Greggio la scala snodata, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini presero i miei giubbotti in ecopelle, pretesero che li consegnassi io a loro a Milano 2. E poi i forni pizza… ne ho venduti 350mila, anche Antonio Ricci l’ha comprato.
Cosa ne pensa della friggitrice ad aria, l’avrebbe mai venduta?
No, non è un prodotto da Baffo: una cosa che frigge ad aria, non sarei riuscito a dare motivazioni mie credibili, oltre a quello che fa.
Anni fa ha scontato una pena, com’è stato il suo rapporto con il cibo in carcere?
Sono stato solo sei giorni. Ero spiazzato psicologicamente e non mangiavo, ho bevuto solo tè e mangiavo biscotti, una volta ho chiesto un ghiacciolo, era giugno e faceva caldo. Ho perso sette chili in pochissimi giorni. Non mangiavo perché avevo paura di sentirmi male.
Cosa mangia solitamente?
Sono un mangione terribile, vivo di pasta, i primi li adoro: pasta e fagioli, pasta alla bolognese, anellini al ragù, ravioli ripieni con ragù d’anatra.
Sarà anche un mangione, ma saprà cucinare qualcosa?
Sì, la pastasciutta.
Ci dà la ricetta?
Metto su l’acqua per la cottura, poi tegamino con olio, peperoncino, faccio saltare la cipolla, uno spicchio d’aglio, poi ci metto la passata Mutti (non mi paga, ma la metto perché mi piace), la faccio andare un po’ a fuoco lento, quando la pasta è cotta, metto tutto nel pentolino con il sugo, aggiungo del Grana 24 mesi. La faccio andare per tre, quattro minuti ed via.
Ha dato un nome a questo piatto?
Sì, la pasta del Baffo!
(A cura di Antonella Dilorenzo)