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Imprensa italiana noticia como um desastre a não classificação da Azzurra para a Copa do Mundo

A imprensa italiana noticiou como um verdadeiro “desastre” a derrota da Azzurra para a Macedônia do Norte e a não classificação para a Copa do Mundo de 2022, no Catar.

O Jornal “La Stampa” destacou: “Un disastro – L’Italia perde con la Macedonia del Nord e per la seconda volta consecutiva non si qualifica per i Mondiali. Dopo la Svezia è la Macedonia a spegnere i sogni. Gli azzurri di Mancini escono battuti 1-0 al Barbera di Palermo. Decisivo al 92′ il gol di Trajkovski che elimina gli azzurri in lacrime a fine partita. Una disfatta per gli azzurri che hanno gestito la gara, attaccato ma senza riuscire a fare male alla Macedonia che con un tiro in porta sul finire della sfida ha chiuso i giochi e affronterà martedì il Portogallo per la finale dei playoff per un posto ai Mondiali in Qatar”.

Já o “Corriere della Sera” noticiou: “Un altro Mondiale se ne va, il secondo consecutivo che gli italiani guarderanno mestamente alla televisione. La disfatta, un’altra Waterloo azzurra, si materializza due minuti dopo il novantesimo quando Trajkovski, che a Palermo c’è stato quattro anni e questo stadio lo conosce bene, indovina l’angolo lontano da Donnarumma. L’Italia è annichilita, lo stadio gelato. Il sogno dell’Europeo, nove mesi dopo, si trasforma nell’incubo peggiore. La Macedonia vince con due tiri in porta, il secondo è decisivo. Gli azzurri tirano 34 volte, soltanto 5 nello specchio e solo un’occasione vera con Berardi nel primo tempo. Una Nazionale piccola piccola. Attacca novanta minuti solo con la forza dei nervi, sbattendo sul muro rosso della Macedonia. Una partita da dimenticare, che purtroppo non dimenticheremo mai. Forse l’umiliazione peggiore della nostra lunga e gloriosa storia. Una partita sbagliata. Solo attacchi sconclusionati. Una squadra prevedibile e lenta. Sofferenza e umiliazione. E alla fine gli applausi dei 35 mila del Barbera si trasformano in fischi. Mancini, che in panchina era una furia, alla fine è una sfinge. Se ne va dritto negli spogliatoi, mentre gli azzurri piangono sul campo, una scena simile a quella del 2017 contro la Svezia. Ma stavolta la delusione è ancora più cocente perché siamo campioni d’Europa e non pensavamo di finire così appena nove mesi dopo la notte magica di Wembley. A Palermo, invece, finisce malissimo contro la Macedonia, numero 67 del ranking, la migliore possibile che potevamo pescare ai sorteggi. Temevamo la finale in trasferta contro il Portogallo e invece a Oporto ci vanno i ragazzi di Milevski. All’Italia tocca la partita della vergogna in Turchia. Potrebbe anche essere l’ultima panchina di Mancini. La Federazione non intende mandarlo via, ma il c.t. potrebbe decidere di rassegnare le dimissioni. Troppo grande la delusione. L’Italia parte forte, tante buone intenzioni, molta volontà, ma troppa frenesia e poco raziocinio. Berardi e Emerson Palmieri provano a allargare la tremolante difesa macedone, Verratti detta i tempi meglio di Jorginho, mancano però precisione e lucidità, soprattutto nell’ultimo passaggio. Mancano anche la qualità di Insigne e gli inserimenti di Barella. Molto rumore per nulla. L’assalto al fortino rosso è infruttuoso. Gli inserimenti di Bastoni, la spinta scolastica di Emerson che sbaglia sempre il cross, gli impacci di Immobile dentro l’area. L’occasione vera capita alla mezz’ora, ma è un regalo del portiere macedone Dimitrievski, che Berardi spreca malamente con un tiro piatto e molle. L’Italia, a forza di attaccare, si allunga e si scopre. Florenzi in scivolata ferma Churlinov lanciato a rete. L’intervallo non porta consiglio e nel secondo tempo riaffiora progressivamente l’incubo Svezia. Una lenta agonia. Berardi ci prova tre volte, ma non indovina mai lo specchio della porta. Mancini a metà ripresa tenta la carta del giovane Raspadori al posto dello spento Insigne, ma anche il tenero attaccante del Sassuolo finisce prigioniero della partita. Nell’ultimo quarto prova il c.t. prova con Tonali e Lorenzo Pellegrini, al posto dello sgonfio Barella e dell’inguardabile Immobile con Raspadori che diventa centravanti. Alla fine inserisce il totem Chiellini (con Joao Pedro) per i supplementari. Ma non aveva fatto i conti con Trajkovski.

 

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