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E’ morto Lino Lacedelli

Insieme ad Achille Compagnoni conquistò il K2. Il grande alpinista ampezzano aveva 84 anni
CORTINA D'AMPEZZO
Se nè andato ad 84 anni, con mezzo secolo di gloria sulle spalle, Lino Lacedelli, l’ultimo protagonista dell’impresa che nel lontano 1954 portò l’Italia sulla vetta del K2, la seconda montagna della Terra. Malato da tempo, Lacedelli si è spento nella sua casa di Cortina, e subito la notizia si è sparsa veloce, lasciando sgomenta la cittadina delle Dolomiti. Lino, come semplicemente lo chiamavano tutti i paesani, era il vero simbolo del capoluogo ampezzano. Prima ancora dei Giochi Olimpici del 1956, fu proprio Lacedelli, che con Achille Compagnoni mise per primo piede sulla cima di 8.611 metri, a lanciare il nome di Cortina nel mondo.
L’Italia stava ancora uscendo dalle miserie della seconda guerra mondiale, e quella spedizione nel Karakorum guidata da Ardito Desio contribuì non poco a rinsaldarne l’oroglio. Lo ha ricordato anche il «re degli ottomila», Reinhold Messner. «Lacedelli – ha affermato – ha contribuito alla ricostruzione psicologica dell’Italia nel dopoguerra». «Per gli italiani, che avevano sofferto molto durante la guerra – ha proseguito – la conquista del K2, la seconda cima del mondo e forse quella più difficile, è stato un vero e proprio toccasana per l’autostima dell’intero popolo».
Del resto quello era ancora il periodo dell’alpinismo eroico, d’avventura. Le famose foto color seppia scattate con la piccola «Zeiss» a soffietto sulla cima del K2, che ritraggono Lacedelli e Compagnoni con improbabili tute ’termichè, danno l’idea di quale fosse il grado di rischio per chi in quegli anni provava a superare gli Ottomila. Lo ’Scoiattolò Lacedelli non aveva dimenticato niente di quella mattina del 31 luglio 1956. Intervistato anche 50 anni dopo l’impresa, aveva nitido il ricordo della stanchezza immane, dell’aria rarefatta, della gioia mista a stordimento. Lo avevano ferito le polemiche feroci sulla ricostruzione «ufficiale» della scalata, lanciate al ritorno da Walter Bonatti. Ma alla fine proprio lui, con il libro «K2: il prezzo della sconfitta», raccontò la versione definitiva, che rendeva onore al sacrificio e ai rischi corsi da Bonatti, il quale non potè raggiungere la vetta.
Lacedelli era andato per montagne fino all’ultimo, fin quando le forze glielo avevano consentito. Il 31 luglio 2001, 47 anni dopo il K2, aveva festeggiato 76enne quell’anniversario affrontando una ferrata sul gruppo del Sorapis. Nel 2004, a quasi 80 anni d’età, era tornato ai piedi del K2 partecipando ad una spedizione commemorativa per il 50/O della conquista, organizzata dagli ’Scoiattolì di Cortina. Aveva affrontato un trekking di 130 km per arrivare al campo base del K2, e salutare la tomba del suo amico Mario Puchoz, morto nella spedizione del 1954.
Da qualche mese Lacedelli si vedeva a Cortina sempre più raramente. Malato, aveva subito l’estate scorsa un intervento cardiaco all’ospedale di Belluno, e nonostante una lunga riabilitazione non si era più ripreso. Proprio le difficili condizioni di salute gli avevano impedito di partecipare ai funerali di Compagnoni, deceduto il 13 maggio scorso, a 94 anni. Lacedelli ha dato l’addio alla montagna stamane. I funerali si terranno domenica pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Cortina.
Fonte: site La Stampa
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