Il Brasile è ancora sotto choc, e Scolari in totale confusione. La conferma è arrivata oggi dal Garrincha di Brasilia, stadio che porta il nome di un fuoriclasse di quelli che adesso non vestono più la maglia “amarelinha” e mancano da morire alla nazionale di casa.
Il Brasile è stato sconfitto in casa anche dall’Olanda, per 3-0 nella finale che non avrebbe mai voluto giocare, quella per il terzo posto. Ha dato la netta impressione di non essersi ancora ripreso dalla più vergognosa sconfitta della sua centenaria storia, quella dei 7 gol al Minerao, e incassandone altri tre chiude il Mondiale di casa in modo inglorioso, con una media di 5 reti prese nelle ultime due esibizioni.
Un bilancio da incubo che ora dovrebbe sancire la definitiva fine di Scolari, fischiato prima e dopo la partita. Oggi anche Pelé è sceso in campo per difendere l’indifendibile, ovvero Felipao, ma dopo questo altro Ko il destino del ct sembra segnato: non gli rinnoveranno il contratto, perché altrimenti si rischierebbe una rivolta popolare.
Contro l’Olanda che chiude il Mondiale imbattuta (con l’Argentina ha perso ai rigori), la Selecao ha incassato il primo gol dopo appena tre minuti, quando l’incerto arbitro algerino Haimoudi ha fischiato il rigore per un fallo di Thiago Silva su Robben. Van Persie ha trasformato e dopo nemmeno un quarto d’ora è arrivato il colpo di grazia: su cross in area, David Luiz, uno di quelli che meno si è ripreso dal “Mineirazo”, ha respinto male, e corto, di testa e Blind (infortunatosi nella ripresa e portato via in barella, in lacrime) ha controllato e fatto secco Julio Cesar. Era quindi lo 0-2 al 17’ e a quel punto la partita è finita.
Anche questa volta la Selecao non ha mostrato neppure una giocata studiata, tutto è rimasto affidato all’improvvisazione e al talento (se c’era…), e la disorganizzazione tattica è apparsa evidente, al contrario di un’Olanda al solito ben organizzata anche se facilitata nel compito dalla confusione, anche mentale, degli avversari. L’unico che ha cercato di farsi valere è stato Oscar, che però ha macchiato la propria prova con un tuffo in area che gli ha fruttato l’ammonizione. Come se non bastasse, all’inizio del recupero questo Brasile a cui è mancato tutto ha incassato anche la terza rete, con Wijnaldum lasciato solo a battere verso Julio Cesar, goffo e impacciato nel tentativo di tuffo sul primo palo.
Il simbolo del Brasile di questo Mondiale è David Luiz che piange di nuovo in campo, questa volta sdraiato, prima di alzarsi e lasciare il terreno di gioco tra i fischi che, alla fine, non hanno risparmiato nessuno. C’era una volta il “futebol arte”, adesso solo terra bruciata. Il calcio brasiliano quindi, se ne avrà la forza, deve ripartire da zero.